Il Made in Italy è sinonimo di qualità, tradizione e innovazione, e rappresenta uno dei pilastri principali dell’economia italiana. Avviare un’attività di import/export di prodotti italiani significa non solo contribuire a diffondere l’eccellenza dei nostri prodotti nel mondo, ma anche abbracciare una sfida complessa e appassionante. Per iniziare, è fondamentale avere ben chiaro il quadro normativo che regola queste operazioni, comprendendo i requisiti burocratici, le certificazioni e le autorizzazioni necessarie.
Le regole per l’import/export sono strutturate su più livelli: leggi nazionali, regolamenti europei e accordi internazionali. A livello italiano, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli svolge un ruolo centrale. Nel momento in cui decidiamo di esportare o importare prodotti, è indispensabile iscriversi al registro delle imprese ed essere in possesso del codice EORI (Economic Operator Registration and Identification), obbligatorio per l’identificazione dei soggetti coinvolti nei commerci internazionali. Inoltre, alcuni prodotti potrebbero richiedere licenze specifiche o certificazioni di origine.
In tutto questo contesto normativo, la preparazione è la chiave. Abbiamo rivisto molte volte i nostri processi interni per assicurarci di rispettare ogni aspetto delle normative. Consigliamo di investire tempo nella formazione o di affidarvi a consulenti esperti nel commercio internazionale per evitare errori che potrebbero diventare costosi.
I prodotti Made in Italy con maggiore domanda all’estero
L’esportazione di prodotti italiani è un settore estremamente variegato, e alcuni settori si distinguono per la forte domanda internazionale. La moda, il design e l’agroalimentare sono da sempre il fiore all’occhiello del nostro Paese, ma negli ultimi anni abbiamo osservato un crescente interesse per prodotti tecnologici, attrezzature sportive e articoli legati al fitness, ambito che ci sta a cuore in modo particolare.
Gli Stati Uniti, la Cina e i Paesi del Medio Oriente sono mercati di punta per il Made in Italy. Negli Stati Uniti, per esempio, i prodotti italiani agroalimentari, come vino e pasta, riscuotono un grande successo grazie alla loro qualità superiore e alla riconoscibilità del brand. In Cina, il lusso Made in Italy – dalle borse alle calzature – è visto come un simbolo di eleganza e status sociale. Nel settore del fitness, abbiamo visto un forte interesse per macchinari e attrezzature progettate in Italia, spesso caratterizzate da un mix di design innovativo e tecnologie avanzate.
Proprio di recente abbiamo avuto modo di collaborare con alcune aziende che volevano esportare attrezzature sportive italiane verso mercati emergenti, come l’India e il Sudamerica. È stata un’esperienza illuminante perché ci ha permesso di capire quanto il nostro know-how e l’artigianalità siano apprezzati a livello globale. Crediamo che questo rappresenti una grande opportunità per chi desidera intraprendere attività di export.
Normative e requisiti per avviare un’attività di import/export
Intraprendere un’attività di commercio internazionale richiede una conoscenza approfondita delle normative vigenti. Come accennato, il codice EORI è indispensabile per chi opera in questo settore, così come la dichiarazione doganale che deve accompagnare ogni spedizione verso l’estero. Ma non basta: ogni prodotto esportato deve rispettare gli standard richiesti dal Paese di destinazione, che potrebbero includere specifiche certificazioni di qualità.
Per esempio, nel settore agroalimentare, gli Stati Uniti richiedono il rispetto delle normative FDA (Food and Drug Administration), mentre per i prodotti di moda, alcune nazioni possono imporre requisiti sulla composizione dei tessuti. La produzione sportiva non è esente dalle regole. Esportare attrezzature e dispositivi progettati per il fitness spesso comporta il rispetto di standard di sicurezza molto severi.
Una delle sfide principali è la gestione della documentazione. Spesso ci sono modulistica e certificazioni che variano da Paese a Paese, e questo può aumentare il rischio di errori. Nella nostra esperienza, abbiamo imparato che un buon sistema di gestione dei documenti è essenziale. Utilizzare strumenti digitali per monitorare ogni passaggio del processo di esportazione può ridurre significativamente i problemi burocratici.
La situazione attuale dei dazi e le sue implicazioni
I dazi doganali rappresentano un argomento cruciale per gli esportatori italiani, in particolare quando si parla di scambi con gli Stati Uniti. Negli ultimi anni, le tensioni commerciali e gli accordi politici hanno portato a un aumento delle tariffe su alcuni beni Made in Italy. Prodotti agroalimentari come formaggi, vini e salumi sono stati particolarmente colpiti, con conseguenze importanti per le aziende impegnate in questo settore.
Questi costi aggiuntivi non solo rendono i prodotti più difficili da vendere, ma possono anche influire sulle relazioni commerciali con partner esteri. Per affrontare tale situazione, molte aziende italiane si sono adattate cercando di ottimizzare la filiera produttiva, ridurre i costi o concentrare l’export su prodotti meno penalizzati dai dazi. Abbiamo avuto modo di osservare queste strategie durante una recente consulenza per un’impresa del settore alimentare, e ci è chiaro che flessibilità e pragmatismo sono essenziali.
Suggeriamo di monitorare attentamente gli sviluppi delle politiche internazionali e lavorare fianco a fianco con esperti di commercio internazionale per valutare alternative. In questo momento, diversificare i mercati di destinazione e concentrarsi su quelli con dazi più favorevoli può essere una scelta vincente.
Esperienze e consigli per aspiranti esportatori
L’import/export offre grandi possibilità di crescita, ma non è un percorso privo di ostacoli. Durante le nostre collaborazioni con aziende italiane, abbiamo imparato che la preparazione e la rete di contatti sono più importanti di qualsiasi altra cosa. Investire tempo nello studio dei mercati esteri, partecipare a fiere internazionali e costruire partnership solide sono passaggi indispensabili.
Alcuni mesi fa, abbiamo avuto l’opportunità di accompagnare una startup italiana che produce attrezzature per palestre in una fiera all’estero. È stato un successo inaspettato, perché la qualità dei prodotti e la capacità di raccontare la storia dietro il brand hanno catturato l’attenzione di diversi distributori. Il consiglio che ci sentiamo di dare è di non concentrarsi solo sul prodotto, ma di valorizzarne la narrazione, perché il Made in Italy è prima di tutto sinonimo di identità e tradizione.
Conclusione
Il commercio internazionale rappresenta una straordinaria opportunità per il Made in Italy e per l’economia italiana. Esportare significa condividere con il mondo la nostra eccellenza e, allo stesso tempo, affrontare una serie di sfide che richiedono competenze, determinazione e strategie ben calibrate. Se vogliamo perseguire questa strada, dobbiamo essere pronti a investire in preparazione, innovazione e relazioni globali.
Punti Salienti
- L’import/export si basa su normative chiare, tra cui il codice EORI e requisiti specifici di origine.
- I prodotti Made in Italy più richiesti all’estero includono moda, agroalimentare, attrezzature sportive e tecnologia.
- Le normative da rispettare variano tra settori e Paesi; è essenziale gestire la documentazione correttamente.
- I dazi doganali incidono sul commercio con gli Stati Uniti e richiedono strategie adattative.
- La preparazione e il networking sono fondamentali per avere successo nel commercio internazionale.




